Intelligenza artificiale e lavoro, il segretario Pasa (Cgil): 'Rischi e opportunità per il savonese, servono regole condivise'
Savona. Il caso dei licenziamenti alla sede Maersk di Genova, con quattro dipendenti che saranno sostituiti dall’Intelligenza Artificiale, e con le minacce di sciopero da parte dei sindacati anche nelle attività portuali di Vado Ligure, apre uno scenario diretto e concreto nel nostro territorio per quanto riguarda il rapporto tra l’IA, il sistema produttivo e il futuro occupazionale dei posti di lavoro.
E’ chiaro che al momento è difficile a livello locale stilare dati e prospettive tangibili sugli effetti dell’Intelligenza Artificiale, ma ormai il dibattito è aperto e pone inevitabili riflessioni.
Fino ad ora sono stati sviluppati alcuni studi a livello mondiale: ad esempio, secondo il World Economic Forum – The Future of Jobs Report 2020, entro il 2025 circa 85 milioni di posti di lavoro saranno sostituiti dall’intelligenza artificiale, ma ne saranno creati 97 milioni, quindi un saldo apparentemente positivo, ma che evidenzia una “rivoluzione” in atto nello stesso mondo del lavoro.
Ma vediamo quali sono le categorie maggiormente a rischio rispetto ai processi di automazione e al ruolo degli algoritmi: gli addetti allo smistamento documenti, gli addetti alle buste paga e gli uscieri in quanto le loro mansioni possono essere svolte da dall’AI con efficienza e precisione. Altre ricerche indicano questi possibili dati: gli impiegati (per l’81% il loro lavoro è automatizzabile), gli analisti gestionali (70%), gli operatori di telemarketing (68%), gli assistenti statistici (61%) e gli stessi cassieri (60%). Tuttavia troviamo anche scrittori tecnici, assistenti di ricerca in scienze sociali, correttori di bozze e copywriter.
Prospettive e pericoli alimentano un primo confronto e analisi che avranno man mano e nei prossimi anni effetti sostanziali, come ha evidenziato il segretario provinciale della Cgil savonese Andrea Pasa: “Oltre alle professionalità che saranno maggiormente soggette all’IA, le indagini di questi ultimi anni ci dicono chiaramente che entro il 2030 le dieci professioni che, più di altre, saranno soggette a mutamenti generativi ed evolutivi, sono gli addetti alle reti e comunicazioni informatiche, sicurezza IT, immagine, analisi e progettazione software, analisi di sistema, orientamento, assistenza sociale, ingegneria delle TLC, ingegneria biomedica e bioingegneria ed elettrotecnica dell’automazione industriale”.
“Il tema fondamentale è come si regola l’utilizzo, come si determinano i limiti, come si evita che il plusvalore generato da questa innovazione aumenti diseguaglianze e concentrazione di ricchezza e potere, a discapito del lavoro e delle diverse professionalità”.
“La storia ci insegna che l’innovazione tecnologica deve essere gestita per non sacrificare i lavoratori. L’introduzione dell’IA nelle aziende non deve essere vista come un semplice dato di fatto, ma come un processo che richiede la partecipazione del sindacato per tutelare i diritti dei lavoratori. Le parole chiave sono: contrattazione collettiva, formazione (intesa a tutto tondo) e monitoraggio e influenza sulle politiche pubbliche. Sono essenziali però due punti: consapevolezza e conoscenza dei temi legati alle nuove tecnologie e l’attività di sindacalizzazione e coinvolgimento attivo delle organizzazioni sindacali. La stessa contrattazione risulta quanto mai fondamentale per assicurare che l’uso dell’IA sia regolato da accordi che garantiscano trasparenza, limiti alla sorveglianza, e tutele contro la riduzione degli stipendi e la perdita dei posti di lavoro” afferma il segretario della Cgil savonese.
Fonte: ivg.it